Brexit: che cos’è e cosa può significare per il mondo del trasporto

La decisione è già stata presa, anche se ci vorrà del tempo prima di vederla applicata. Abbiamo deciso di approfondire il tema per capire la situazione ed offrire una risposta a quelle domande che ormai tutti ci stiamo facendo, specialmente per quanto riguarda il settore del trasporto.

Come si è arrivati alla “Brexit”: storia di un rapporto mai decollato

La storia ci insegna che il rapporto tra le istituzioni europee e Londra è sempre stato molto frammentato ed altalenante. Il Regno Unito ha cercato in numerose occasioni di “disegnare l’Europa a sua misura”, occupando un ruolo “eccezionale” all’interno del disegno politico ed economico comunitario.

L’ambiguità della situazione britannica (basti ricordare la mancata adozione della moneta unica), è culminata con il referendum del 23 giugno 2016, attraverso il quale il 51.9% dei cittadini britannici ha affermato la volontà di uscire dall’Unione Europea.

Che cosa significa “Brexit”?

Il termine “Brexit” è stato coniato a livello giornalistico per definire l’uscita della Gran Bretagna dalle istituzioni europee. Il processo è iniziato ufficialmente il 29 marzo 2017 e durerà due anni.

Nel caso in cui dovesse prevalere la “linea dura” nei negoziati, questa porterebbe le aziende ed i gruppi impegnati nel settore a ridiscutere i contratti con il Regno Unito, per aggiornare la documentazione attuale che rispetta o chiama in causa le leggi comunitarie.

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Quali saranno i riflessi sull’economia e sul mondo del lavoro?

Ad oggi la Gran Bretagna non è ancora uscita dall’Unione Europea, pertanto le imprese ed i cittadini europei possono ancora godere di tutti i diritti derivanti dai trattati europei.

L’eventualità di un’uscita “hard” sono piuttosto remote, secondo Nicolò Berghinz di A.L.I.S. – Associazione Logistica dell’Intermodalità sostenibile:

“Si tratta, a sensazione, di una vicenda che porterà la Gran Bretagna ad uscire più de iure che de facto, dando vita ad una situazione simile a quella svizzera. Sicuramente i dubbi e i timori si concentrano sull’aspetto economico e dei costi per le imprese, tuttavia abbiamo riscontrato una certa fiducia per quanto riguarda il settore. Gli imprenditori sostengono che non verrà particolarmente stravolto e prevedono un’uscita “soft” da parte del Regno Unito, mantenendo in vita gli accordi economici vigenti e la libera circolazione di uomini e merci”.

Alcuni nostri clienti, tra i quali Mocci II, J & L Trasporti, Generali Pio ed Italia Trasporti, sono soliti lavorare con la Gran Bretagna. Il processo è appena iniziato e questo non ha portato a nessuna complicazione per la loro attività. Non sono cambiati i flussi di lavoro, né dal Regno Unito sono arrivate indicazioni particolari che possano lasciar presagire a modifiche imminenti.

Ci sono state sostanziali differenze nei flussi all’interno della Borsa Carichi di Wtransnet?

A conferma di quanto appena detto, i dati riguardanti l’offerta di carichi e camion da e per il Regno Unito hanno seguito un “pattern” piuttosto lineare, come evidenzia questo grafico che considera i dati a partire dal 2015. Il referendum su Brexit, tenutosi il 23 giugno 2016, non risulta aver cambiato l’andamento delle cose.

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Grafico dell’offerta di carichi e camion per l’esportazione, provenienti dal Regno Unito e con destinazione nel resto dell’Unione Europea offerti all’interno della Borsa Carichi di Wtransnet.

Siccome il processo di uscita è appena iniziato, il risultato della nostra inchiesta non ha portato a risposte definitive. Sarà comunque interessante continuare a seguire e a monitorare gli avvenimenti, per poter fornire tutte quelle informazioni di cui al momento non disponiamo.

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