In un periodo in cui la parola economia collaborativa è sulla bocca di tutti, dove non smettono di proliferare nuovi modelli di business legati all’era digitale, a volte è necessario rivedere le vecchie concezioni per poter distinguere ogni piattaforma in funzione di quello che realmente offre.
Questo articolo ha l’obiettivo di analizzare l’attività delle borse carichi tradizionali – come Wtransnet – rispetto alle nuove piattaforme che sono apparse negli ultimi mesi e che erroneamente sono state considerate alla loro stregua, nonostante il fine, il modello di business e la nicchia di mercato di queste piattaforme fossero totalmente diversi.
Uber fu la prima a consolidarsi come un modello di business distruttivo dove la tecnologia mette a disposizione del consumatore qualsiasi tipologia di servizio a portata di click. Sia l’immediatezza nella consegna che il following in tempo reale erano troppo succulenti per non interessare il settore della logistica, il quale da decine di anni ha incluso la tecnologia per migliorare in efficienza e sostenibilità.
Non c’è dunque da stupirsi se i grandi gruppi di investimento hanno visto nel trasporto una opportunità di business, ottenendo come risultato la nascita di startups da un lato e dall’altro dell’Atlantico che pongono in contatto le PMI ed i padroncini per realizzare trasporti regionali. In questo senso, alcuni esempi potrebbero essere le americane Cargomatic e Convoy, le tedesche Instafreight e LoadFox, la franese Chronotruck e la piattaforma spagnola OnTruck.
Se ci si sofferma, tutte queste piattaforme hanno in comune la specialità di offrire merce pallettizzata a piccoli volumi, particolarmente utile a chi svolge trasporti regionali o dell’ultimo miglio. È proprio qui dove troviamo la prima e più grande differenza tra queste piattaforme e le Borse Carichi tradizionali. Si parla per definizione di agenzie di trasporto che, oltre ad essere abilitate a farlo, funzionano esattamente come tutte le altre se non per il fatto che i loro procedimenti avvengono online. Semplificando di molto, il loro procedimento si basa sul ricevere carichi da parte degli spedizionieri, applicare a questa merce una tariffa generalmente unica e offrirla ai trasportatori autonomi con i quali lavorano.
Possiamo notare già in questa breve definizione due concetti contrapposti al modello di business di Wtransnet, che svilupperemo nel corso dell’articolo: committenza e prezzi. Consideriamoli uno alla volta.
Il modello di business di questa tipologia di piattaforme è basato nell’intermediazione tra carichi e camion, per la quale viene imposta una percentuale di gestione. Per essere più chiari, essi lavorano come potrebbe farlo qualsiasi operatore logistico, il cui modello di business a sua volta è basato sulla subcontrattazione. Non avendo a disposizione una flotta di camion di proprietà con la quale rispondere ai grandi volumi di merce che devono muovere, basano la loro attività nella collaborazione con altre aziende di trasporto e padroncini ai quali la subcontrattano. Pertanto si tratta di un’intermediazione che non troviamo all’interno delle borse carichi, dove si paga una quota generale per poter usufruire del servizio il cui obiettivo è mettere in contatto la domanda con l’offerta, portando a termine la contrattazione al di fuori della piattaforma.
A proposito dell’accesso della committenza alla piattaforma, nel caso di Wtransnet, che si distingue per essere l’unica borsa carichi del mercato a non permettere l’accesso all’industria, il CEO Jaume Esteve ha spiegato: “Noi vediamo la borsa carichi come uno spazio di collaborazione tra trasportatori con l’obiettivo di poter dare un servizio migliore ai clienti. L’industria non deve avere accesso alla borsa perché non è un servizio pensato per questo”. Prosegue dicendo che “non abbiamo la pretesa di essere la più grande borsa carichi del mercato ma quella dove si possa potenziare lo spirito di collaborazione e dove l’aspetto più importante sia quello di creare relazioni a lungo termine, conoscendo in anticipo che si va a lavorare con aziende di fiducia”.
Il prezzo. Un altro punto che contraddistingue queste agenzie di trasporto online. Pubblicano le offerte con un unico prezzo di vendita di modo che venga assegnato al primo trasportatore che accetti il viaggio. Al contrario in Wtransnet (e in tutte le altre borse carichi) si può fissare il prezzo seguendo i dettami dell’articolo 101.1 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che vieta qualsiasi azione che possa impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza. Secondo questa legge le borse carichi non possono obbligare i loro utenti a rispettare i prezzi minimi né a pubblicari, né tantomeno ad escludere dalla piattaforma quelle aziende che offrono prezzi al di sotto della media.
Se rivolgessimo lo sguardo indietro di 21 anni, data in cui è nata Wtransnet, ci troveremmo di fronte ad una mancanza di compensazione dei flussi di trasporto dove la riduzione dei chilometri percorsi a vuoto era la chiave per la gestione efficiente di qualsiasi azienda di trasporto che voleva sopravvivere in un mercato molto competitivo. Questa è il motivo per cui le borse carichi esistono e la ragione per cui nacque Wtransnet. Anche se è oggi che il termine “economia collaborativa” ha preso forza, è da tempo che la tecnologia ha fatto irruzione nel settore del trasporto cambiando il mondo in cui viene gestita la contrattazione.
Arrivati a questo punto possiamo concludere che queste nuove piattaforme sono un nuovo player entrato nel mercato che, dal momento del suo arrivo, più che entrare in competizione con le borse carichi è entrato in competizione con gli operatori logistici e le imprese di trasporto poiché connettono a livello digitale l’industria con il trasportatore ed il cliente finale.