Cosa succede quando spedizionieri e operatori logistici si siedono ad un tavolo? Il risultato è un interessante dibattito sulla qualificazione dei vettori.
Di fronte alle modifiche al codice penale che riguardano le responsabilità delle società e delle persone giuridiche, è aumentata la sensibilità con cui le aziende trattano il tema del controllo dei propri fornitori di servizi. Questo scenario, nel settore del trasporto merci su strada, si traduce in una maggiore difficoltà richiesta per qualificare un grande numero di collaboratori dovuta anche alla mancanza di standardizzazione dei requisiti da parte della committenza.
Per approfondire il tema, con la collaborazione di cadenadesuministro.es, abbiamo deciso di far sedere ad un tavolo spedizionieri ed operatori logistici. L’idea alla base di questo incontro era quella di permettere a queste aziende di condividere la loro esperienza e di parlare di come effettuano l’intero processo di contrattazione e di selezione dei vettori, di come affrontano le difficoltà che si verificano nel lavoro quotidiano e di come coniugano le normative legate alla qualità interna dell’azienda con le richieste dei clienti.
La fiducia nelle collaborazioni all’interno del settore del trasporto
La convivenza tra operatori logistici, spedizionieri e autotrasportatori rappresenta spesso un ostacolo all’immediatezza del processo, specialmente quando si vengono a sovrapporre un ampio numero di protocolli di sicurezza, una grande quantità di piattaforme e di documenti che presentano termini di scadenza davvero ridotti.
Héctor Cordero, in passato direttore generale dell’azienda di trasporto Carburos Metálicos, CVA Logistics, prende per primo la parola: “Per quanto ci riguarda, la qualificazione è la chiave”. Considerato che il gruppo opera in un mercato particolare, a metà strada tra il settore chimico e quello farmaceutico, esso è soggetto ad un regolamento molto rigido. Per questa ragione Cordero afferma categoricamente: “Non mi interessa lavorare con chi si offre al prezzo più economico, voglio avere con me solo il meglio e sono disposto a pagare di più per averlo”.
Cordero conosce le implicazioni necessarie a garantire la convivenza tra tutti gli attori che operano nella supply chain: di recente infatti la sua azienda ha integrato il trasporto all’interno della sua struttura. Sorride pensando che ora anche la sua azienda deve affrontare “sulla propria pelle” tutti gli inconvenienti di applicare una politica di sicurezza molto rigida. È qui che ripone tutta l’attenzione sul concetto di fiducia, la chiave nelle collaborazioni all’interno del settore del trasporto: “Stando dall’altra parte della ‘barricata’ ti puoi rendere conto di quanta inefficienza venga prodotta dallo spedizioniere a causa delle sue procedure. Quanti più livelli intervengono, quanto più il tutto diventa inefficiente. All’interno di una struttura tradizionale i controlli incrociati ti portano ad accumulare troppe informazioni. Di fronte a tutto questo arrivi a scegliere di mitigare il problema, dando fiducia totale e assoluta all’operatore logistico”.
Già dispongo di una piattaforma per qualificare i miei vettori, e adesso?
Chi partecipa a questa tavola rotonda rappresenta uno dei “pesi massimi” del trasporto spagnolo e affronta quotidianamente il processo di qualificazione e gestione della documentazione dei vettori con i quali lavora. Nel corso degli ultimi anni le grandi imprese della logistica hanno investito milioni di euro per costruire piattaforme su misura per poter gestire queste procedure, rendendosi distinguibili dalla concorrenza grazie all’eccellenza dei loro sistemi.
Juan Ramón Serrano, direttore degli acquisti di Gefco, mette in evidenza che il volume di documentazione che richiedono gli spedizionieri è un problema per le multinazionali che lavorano con un database di più di 3.500 vettori. Per questa ragione dispongono di una piattaforma che incentiva i collaboratori a mantenere aggiornata la documentazione, al fine di potersi aggiudicare più carichi: “Quando il vettore con cui collaboriamo apporta molto, riceve altrettanto: smette di essere un fornitore di servizi e diventa un partner”.
L’attività, a detta di tutti, subisce l’influenza di quello che è un problema cronico: la mancanza di tempo e di risorse umane a disposizione per poter mantenere aggiornato ogni giorno l’intero processo di qualificazione, soprattutto quando oguno dei clienti con cui si lavora richiede una documentazione diversa o quando i documenti stessi hanno termini di scadenza molto brevi.
A tal proposito interviene José Gabriel Aznar, responsabile dei vettori del Grupo Carreras. A suo modo di vedere la difficoltà inizia laddove, per lo stesso vettore, ogni cliente richiede una serie di documenti diversi. “Lavoriamo con 100 fornitori, 15 autisti diversi e con una media di 20 documenti per ognuno di loro. Raggiungiamo i 30mila documenti da gestire ogni mese, un costo aggiuntivo che gli spedizionieri non sono disposti ad assumersi”.
Bisogna comunque tenere in considerazione che, affinché tutti gli ingranaggi del sistema possano funzionare, all’estremo opposto della supply chain deve esserci un autotrasportatore che sia proattivo, ovvero che sia disposto ad inviare la documentazione e a mantenerla aggiornata. Questa tuttavia rappresenta una situazione più unica che rara.
A tal proposito César Romera, responsabile del traffico in Hellman Worlwide Logistics, riconosce che è necessario iniziare a portare a termine un processo di “rieducazione dei trasportatori”, con l’obiettivo di sensibilizzarli e di far sì che siano essi stessi a inviare la documentazione con ogni ordine di carico.
Cosa succede con la qualificazione nel mercato spot?
Tutti gli operatori logistici effettuano processi interni di qualificazione dei loro vettori abituali ma, di fronte a contratti di tipo spot, tutti riconoscono che questi requisiti possano diventare molto più laschi di fronte alla necessità di assegnare il carico rapidamente. A tal proposito Jaume Esteve, CEO di Wtransnet, conferma di aver ricevuto questo tipo di feedback da parte degli utenti della borsa carichi: “Ci troviamo di fronte ad un mercato spot in cui qualificare la flotta ed i vettori abituali è diventato un aspetto imprescindibile per poter offrire flessibilità al cliente. Tuttavia, di fronte a collaborazioni sporadiche, ecco che la questione si complica. Tutto questo non è altro che una conseguenza della mancanza di standardizzazione”.
Molteplici sono i documenti, molteplici le piattaforme
Il sistema è caratterizzato da una moltitudine di piattaforme che rendono estremamente inefficiente ogni processo, sia che il tema venga affrontato sotto il punto di vista degli operatori logistici e dei loro sistemi (ERP, TMS, CRM), sia da quello degli autotrasportatori, costretti di volta in volta ad utilizzare una piattaforma diversa a seconda dell’azienda con cui dovranno lavorare.
Per questo motivo Jordi Obach, direttore dei carichi parziali e dei carichi completi per il trasporto terrestre di DB Schenker in Spagna, osserva: “Esistono più di venti piattaforme diverse tra loro. Adesso siamo in una prima fase, quella in cui tutto il mondo va per la sua strada. Questo scenario rimarrà tale fino a che non vi sarà una sola piattaforma che riesca ad uniformare tutto. Incoraggio Wtransnet ad essere la piattaforma leader”.
Jaume Esteve, CEO di Wtransnet, raccoglie il testimone, ammettendo tuttavia che una sola piattaforma capace di coprire tutte le necessità “è difficile che esista”. Per questa ragione suggerisce che la soluzione più logica, a breve raggio, sia quella di “integrare la qualificazione negli ERP attraverso l’interconnessione tra le piattaforme”.
Le istituzioni devono prendere una decisione
Giungiamo alla fine di questa tavola rotonda e Ricardo Ochoa, direttore di cadenadesuministro.es e moderatore del dibattito, pone un’ultima domanda ai presenti: “Qual è il futuro della qualificazione? Come possiamo sistemare il tutto?”
Jordi Obach (DB Schenker) ha già una risposta in mente: “Le esigenze degli altri paesi non hanno nulla a che vedere con la documentazione che richiediamo in Spagna, motivo per il quale l’accesso online ad essa permetterebbe di risolvere parte del problema”.
Tutti i presenti sono d’accordo con il fatto che debbano essere le istituzioni pubbliche a proteggere il settore, approvando una legislazione base che permetta di standardizzare la documentazione da richiedere prima di fornire una qualificazione.
Jaume Martínez, Responsabile regionale per il trasporto in DHL Supply Chain Spain, è dell’idea che “gli organismi politici dovrebbero fornirci delle basi operative che siano in grado di minimizzare la parte che noi, come operatori logistici, dobbiamo svolgere. Questo è importante, almeno fino a che non si possa arrivare ad una piattaforma unica capace di armonizzare il tutto”.
Con questa riflessione si conclude la tavola rotonda dalla quale siamo riusciti ad estrapolare conclusioni chiare che riguardano il futuro di un tema importante quale quello della qualificazione dei vettori nel settore del trasporto merci su strada. Secondo i presenti sarà fondamentale contare sul supporto da parte delle istituzioni, sulla standardizzazione dei processi e sull’interconnessione di tutte le piattaforme. Solo così si potrà porre fine all’inefficienza dovuta alla duplicazione delle informazioni e all’eccessivo numero di piattaforme disponibili.
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