Giornata Mondiale della Bicicletta: l’insolito legame tra il mondo del trasporto e la bicicletta

Non tutti sanno che il 19 aprile è la Giornata Mondiale della Bicicletta. Abbiamo pensato di dedicare un piccolo spazio al mondo del ciclismo anche noi di Wtransnet, rimanendo però all’interno del nostro settore: il trasporto e la logistica. Ne abbiamo parlato con il team Bardiani-CSF.

La condivisione dello stesso ambiente di lavoro tra i camionisti ed i ciclisti professionisti implica un rapporto che non sempre è dei più positivi. In Italia la convivenza tra veicoli sulla strada non è sempre così semplice. Secondo i dati che ci ha fornito l’ISTAT, nel 2015 ci sono stati 17.437 incidenti che hanno coinvolto una bicicletta, a testimonianza di come il rispetto delle regole e una guida prudente possano aiutare a condividere lo stesso spazio di lavoro con maggiore serenità.

Tuttavia, quando si sottolinea la necessità di aumentare il livello di consapevolezza e di rispetto nei confronti di chi divide con noi la strada, a volte ci si dimentica che anche tra due veicoli all’apparenza così diversi ci possa essere un forte legame, soprattutto quando il mondo del trasporto incontra e diventa funzionale a quello del ciclismo professionistico. Per approfondire l’argomento e per conoscere l’opinione di chi sta “dalla parte opposta” abbiamo deciso di contattare una delle squadre professionistiche italiane di maggior successo nei tempi recenti, la BardianiCSF.

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Qual è la tipologia di interazione che avviene tra i ciclisti ed i veicoli presenti sulla strada durante gli allenamenti di una squadra professionistica come la vostra?

La convivenza tra ciclisti e automezzi sulla strada non è sempre semplice, specialmente in Italia, dove i nostri ragazzi si allenano e dove spesso si trovano strade strette o di non facilissima percorrenza. L’uso della bicicletta si sta però diffondendo molto anche nel nostro paese e questo, per corridori professionisti, è un vantaggio. Chi guida un automezzo, macchina o camion che sia, comincia a diventare più abituato e consapevole della presenza di biciclette e ciclisti. Alla base di tutto, però, deve sempre esserci rispetto reciproco e intelligenza: la strada è di tutti.

Parlando di sicurezza stradale, qual è il livello di consapevolezza della condivisione dello stesso spazio tra i veicoli ed i ciclisti durante gli allenamenti?

Il ciclista è sempre l’elemento debole di questa relazione. Se una macchina urta un ciclista, questa può riportare un graffio ma per chi guida la bicicletta possono esserci conseguenze molto serie. Il tema sicurezza deve essere sempre al centro delle discussioni perchè, purtroppo, le notizie di incidenti e morti sulle strade sono sempre all’ordine del giorno. I corridori professionisti sanno che devono prestare attenzione sulla strada, evitare manovre pericolose e non occupare l’intera sede stradale se pedalano in gruppo. Dall’altra parte, gli automobilisti devono mantenere una distanza di almeno 1.5 metri quando vogliono superare e, nel caso, essere più pazienti se il sorpasso non è consentito. E’ una questione culturale che, speriamo, diventi sempre più radicata nel tempo.

Qual è invece il livello di educazione che potete percepire stando ogni giorno sulle strade di tutto il mondo? Avete dei suggerimenti in merito per migliorare questa situazione?

Ci sono paesi, specialmente quelli del Nord Europa, dove muoversi in bicicletta è parte integrante delle politiche di mobilità: piste ciclabili o spazi dedicati garantiscono maggior sicurezza e una convivenza più facile con automezzi. In altri stati, come gli Stati Uniti, c’è invece spazio per tutti sulla stessa strada. In Italia l’attenzione per i ciclisti e le politiche delle amministrazioni sono cosa relativamente recente e, sicuramente, si può fare di più, a partire dalle piste ciclabili. Poi è necessario attuare politiche educative già nelle scuole, insegnando il rispetto reciproco e, magari, incentivando l’uso delle biciclette non solo per allenamento ma anche per gli spostamenti in città.

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In quale modo i veicoli pesanti possono venire in aiuto di una squadra professionistica di ciclismo, supportandone l’attività? Quanti chilometri essi percorrono annualmente?

L’attività di una squadra ciclistica è un viaggio continuo. Passiamo dall’Italia al Belgio, dalla Spagna alla Polonia, e i mezzi pesanti sono fondamentali per il trasporto del materiale tecnico. Poi, nelle corse a tappe, ci sono i trasferimenti giorno per giorno degli atleti da un hotel dall’altro, dalla località d’arrivo all’hotel e viceversa. Non possiamo prescindere dal motorhome o dai truck officina. Ogni mezzo, ogni anno, percorre dai 25.000 ai 30.000 km sulle strade di tutta Europa.

Quale tipologia di veicoli pesanti supportano quotidianamente la vostra attività per gli spostamenti, gli allenamenti e le gare?

La nostra squadra, la Bardiani-CSF, ha un parco automezzi composto da un bus motorhome, sei automobili, due truck officina per le biciclette, un camper, un furgone e un van. Questi mezzi vengono impiegati da gennaio a ottobre, ovvero la durata del calendario europeo di una stagione ciclistica. A dicembre invece sono impegnati per la preparazione, che solitamente avviene in Spagna. Per le corse 2017 saremo impegnati per oltre 160 giorni di gara e, se includiamo i giorni di trasferimento da una nazione all’altra, sfioriamo i 200.

Si ringrazia per la grande disponibilità Paolo Barbieri, PR & Marketing manager del team Bardiani-CSF, assieme a tutto il team al quale va il nostro più grande in bocca al lupo per la stagione in corso.

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